Ho visto un filmato di pochi minuti, in cui si sentono i tonfi sordi dei calci, le bestemmie, gli insulti. Gli incitamenti anche, a dare schiaffi ad una ragazza accasciata. A colpirla sono in diversi, anche quando la ragazza, una quindicina d’anni, cade a terra e viene trascinata per i capelli. Violenza da bulle, raccontano le immagini di un video girato all’ingresso di un palazzo di Perugia, motivi futili , insulti tra ragazzine, questione di orgoglio ferito da lavare con la violenza.
A questo proposito, il presidente del Tribunale per i minori di Perugia dice cose chiare: ""Quello che vediamo noi è una grande carenza di valori, di educazione, famiglie che non riescono a trasmettere regole Il riferimento non è solo all’episodio sopracitato, è una valutazione in generale sulle storie che passano per le nostre aule. E sono tante. Dietro alla stragrande maggioranza di queste, c’è un vuoto in famiglia, situazioni spesso difficili a cui i ragazzi rispondono con atteggiamenti violenti. Si tratta di ragazzi che provengono da famiglie in cui manca una delle figure genitoriali, famiglie con genitori troppo concentrati su di loro, sulla loro nuova relazione o sul nuovo matrimonio. Genitori che, tra 45 e 55 anni, pensano alla loro realizzazione personale e non danno la giusta attenzione ai figli e ai valori sociali. E allora succede che gli adolescenti si trovano a vivere una sorta di autoeducazioni tra simili. E con quali valori? Quelli che intercettano dalla tv, dai social. Dove purtroppo gli esempi positivi scarseggiano. Manca una guida che dica loro che cosa devono fare. Perché un adolescente tende a ribellarsi, è la sua natura, ma ha anche bisogno di qualcuno che gli indichi la strada." Se no, si da alla violenza."
Il magistrato continua: "Mancano gli esempi positivi, manca chi metta un freno, solitamente impersonato nella figura maschile, per questo è fondamentale che anche i padri separati continuino a essere parte attiva della vita dei figli".
Il ministro Valditara mi sembra più impegnato nell'organizzazione burocratica (ottima, peraltro) che non nella cura dei genitori, che sono quelli che vogliono il diploma e basta, che danno sempre ragione al figlio purché non li disturbi. Insomma, che se ne infischiano.
Servono a poco i progetti formali per rieducare. Occorrerebbe che anche la Magistratura (o chi fa le leggi) si impegnasse di più, condannando i genitori dei minorenni come se essi stessi avessero compiuto il misfatto. Ma senza sconti. Ma mi pare improbabile.
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