Lessi sul Corriere della Sera del 2 Giugno 2024 che “nessun cittadino francese può avere la residenza fiscale all’estero”. Ovviamente, se abita di fatto in Francia. In Italia, sarebbe la rovina di Sinner. Eppure, in Italia non si fa; non si toccano i ricchi che non vogliono pagare le imposte. Lo Stato le ricava dai lavoratori dipendenti.
Lessi anche che il ministro Salvini, per ridurre la mortalità da incidenti stradali vuole ridurre i limiti di velocità. Mi fa venire in mente la storiella di quello che, per non ingrassare, morì di fame.
Qualche decennio fa, scrissi un articolo su un grande mensile dedicato alle quattro ruote, per spiegare che il concetto (Salvini non c’era ancora) è sbagliato. Certo che un incidente a 30 all’ora produce meno morti che uno a 100; ma a 10 all’ora sarebbe ancora meglio. Io mi rifeci semplicemente al più grande filosofo del XIII secolo, il Bue Muto, che chiarì che, per vedere se un concetto (noi diremmo un’idea) è giusto o sbagliato, bisogna portarlo alle estreme conseguenze. Ridurre la velocità riduce i morti, ma non li azzera. Bisogna portarla a velocità zero; allora non ci saranno più incidenti automobilistici mortali.
Quindi, bisogna essere più onesti: non ridurre sempre la velocità, ma approvare altri modi di controllo. Mi fanno tenerezza quei tutori dell’ordine che, dai loro capi, sono mandati sulle strade con la macchinetta che fotografa le targhe delle macchine passanti al solo scopo di multarle se veloci. Insomma, è un modo per ricavare denaro, non per dare sicurezza. Idem per i multavelox fissi. Prova? Io presi il treno freccia rossa da Milano a Roma a quasi 300 all’ora. Incrociò un altro treno in senso contrario, su binario affiancato, ma non successe niente. Perché? Semplicemente perché nessuno uscì dalla sua metà di strada. Perché non si controllano quelli che superano la linea bianca di mezzeria, quelli che non rispettano il divieto di sorpasso, che fanno finta di non sapere che, nelle rotonde, ha la precedenza chi ha impegnato per primo la rotonda? Quanti credono che abbia semplicemente la precedenza chi viene da sinistra?
Un esempio? Più di una volta, segnalai ai mio Comune che, all’incrocio tra Corso De Gasperi e Corso Gramsci, una sessantina di metri prima della rotonda, c’è un bel disco col divieto di sorpasso per chi proviene da Borgo S. Dalmazzo. Non c’è riga divisoria apposta, perché non si può sorpassare, ma la strada inizialmente è larga. Di conseguenza tutti viaggiano affiancati fino al rondò, dove uno deve passare per forza sulle strisce bianche, che sono li apposta perché lì non si passi.
Sono parecchi i controlli più seri da fare, diversi dalla semplice e proficua multa di velocità. Ma “auri sacra fames” (esecranda fame di denaro) è il motto degli amministratori intelligenti. Ricordiamoci che l’intelligenza non è tutto nell’animo umano.
Lessi anche che i tassisti non si toccano, perché sono una categoria apportatrice di voti. In tanti stati, il sistema “uber” vige da anni. Cioè, chiunque, superati seri esami di capacità, di illibatezza penale e di salute, può avere la licenza di tassista. Utilizzai questo sistema in vari stati; è una pratica ed economica utilità. In Italia non si può, altrimenti i tassisti cambiano partito. Come farebbero i profittatori delle spiagge marine.
Lo scrivo nel capitolo della Scuola, perché l’attuale ministro è dello stesso partito di Salvini; non confronto le intelligenze (se no Salvini si offenderebbe), ma certamente il comportamento etico è diverso.
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