Sono rimasto deluso dal fatto che l'UDC abbia votato contro quel principio di federalismo che è stato approvato dal Parlamento. Speravo avesse votato contro perché si tratta di un aborto di federalismo, invece mi rendo conto che ha votato contro perché è un partito sempre più meridionalista e sempre più accentratore.
Nel contempo, l'ex ministro del bilancio (e della Lega, ma ora non più) Giancarlo Pagliarini mi manda un suo articolo pubblicato su L'OPINIONE del 10 aprile 2009. Lo trascrivo, perché fa piacere al vecchio "Paglia", come si definisce, ma mi sembra il libro dei sogni, dopo una cattiva digestione.
Rimango del parere che l'unica soluzione (purtroppo, irrealizzabile) è quella da me prostettata nell'articolo BORBONIA LIBERA, di qualche mese fa. dovremmo fare come la Cecoslovacchia che, in santa pace, si è divisa in Repubblica Ceca e Slovacchia. Il resto è fumo.
Per ora, ecco l'articolo di Pagliarini. Sarà noioso, ma, comunque, dice qualcosa.E che la lettura buon pro vi faccia!
"""""Il 21 novembre 2008 a Milano ne!lo studio de! notaio Brienza abbiamo costituito l'Associazione Giancarlo Pagliarini per !a riforma federale. Questa è una libera sintesi dell'atto costitutivo. I soci fondatori della "Associazione Giancarlo Pagliarini per la riforma federale" ritengono che il nostro Passe potrà uscire dalle difficoltà che io attanaglianosoltanto se farà un salto di qualità, adottando una vera Costituzione federale.
Nel 1992 per poter pagare gli stipendi dei suoi dipendenti e trasferire all'ìNPS le risorse necessaria per pagare le pensioni, lo Stato ha dovuto prelevare soldi dai conti correnti dei cittadini. Dal 1992 a oggi non sono state fatte le necessarie riforme, salvo qualche insufficiente aggiustamento sulle pensioni. I costi, come sempre, sono stati posti a carico dei giovani e delle generazioni future. Adesso la situazione è molto peggiore del 1992. L'indice di povertà delle famiglie italiane continua a peggiorare e gli italiani sono sempre più poveri e meno competitivi Eppure le caratteristiche intellettuali e culturali delle persone che risiedono nei confini della Repubblica non sono significativamente diverse da quelle dei nostri concittadini europei. Cultura e intelligenza non ci condannerebbero di certo; il nostro
dramma è che il paese è organizzato male ed è ormai avvitato in un sistema di "irresponsabilità istituzionalizzata". Senza una vera riforma federale la Repubblica italiana è
destinata "a colare a picco", preda dello squilìbrio sempre più grave fra rendite politiche e rendite di mercato. E a rimanere alla periferia della storia ed anche del semplice progresso civile.
Sostituire periodicamente un governo centralista, statalista e di sinistra con ia sua fotocopia centralista, statalista ma di destra è sempicemente inutile: per salvare la Repubblica italiana occorre una profonda riorganizzazione federale del paese. E' necessaria una nuova Costituzione con la quale la Repuubblica italiana diventi la Repubblica federala italìana.
Ciò comporta il trasferimento sostanziale di sovranità dallo Stato centrale verso le entità federate. Questo trasferimento non deve avvenire su basi lunzionali, ma deve consistere in un vero e proprio frazionamento di sovranità, attuando un'autentica divisione del potere. In questi anni invece assistiamo a un mero "decentramento" che non divide affatto fa sovranità. Si limita ad "alleggerirla" in alcune sue funzioni amministrative e finanziarie, ma mantiene un'unica, illogica, inefficiente e irrazionale fonte di potere centrale che rende ogni giorno meno competitivo il paese e ne prolunga l'agonia.
La "Repubblica italiana" deve diventare la "Repubblica Federale italiana"; come ricordava Gianfranco Miglio, l'essenza di una costituzione federale non sta tanto nel numero di funzioni spostate nella "periferia*, quanto nella capacità delle unità territoriali (sovrane a tutti gli effetti sul proprio territorio, con competenze irrevocabili) di "resistere alla naturale tendenza espansiva del potere centrale". Questo significa un respiro meno provinciale, una società più aperta. Più responsabilità, più efficienza, più concretezza e più competitività concorrenziale.
I capisaldi sui quali, a giudizio dei soci fondatori della "Associazione Giancarlo Pagliarini per la riforma federale", si dovrà costruire il contratto federale della Repubblica federale italiana sono esposti qui di seguito. Il riferimento allo "Stato" è utilizzato per rendere più chiari i cambiamenti. Naturalmente quando l'Italia sarà una Repubblica federale lo Stato italiano sarà sostituito dalla Federazione italiana.
Primo. Ridurre il peso della "intermediazione" statale. Le Regioni e gli enti locali non dovranno aspettare in ginocchio di ricevere trasferimenti ed elemosine dallo Stato (dalla Federazione). I soldi delle tasse, infatti, non saranno più dello Stato, come dichiarano oggi gli statalisti, sia di destra che di sinistra, quando affermano che " le tasse non sono a dimensione regionale, ma nazionale"'. Dovrà essere vero il contrario: lo Stato {la Federazione) dovrà operare come fornitore di servizi ai cittadini. I soldi delle tasse saranno del territorio che ne trasferirà una parte allo Stato {alla Federazione) per comperarne i servizi: esercito, pesidenza della Repubblica federale, Parlamento, eccetera. I cittadini, a differenza di oggi, saranno più rispettati e diventeranno più consapevoli. Quando pagheranno per i servizi che ricevono dallo Stato (dalla Federazione) si chiederanno immediatamente se questi servizi ci sono e se valgono i soldi che stanno pagando. Così capiranno meglio, perché lo toccheranno con mano, se effettivamente stanno "comperando" servizi dallo-Stato (dalla Federazione} oppure se con quei soldi stanno invece mantenendo
le "caste" dei politici, dei burocrati, di quelli che non vogliono le liberalizzazioni e dei tanti altri mantenuti dalla collettività. Inoltre l'estensione dei servizi resi direttamente dallo Stato (dalla Federazione) sarà drasticamente ridotta in quanto oggi il settore pubblico fornisce un'infinità di servizi che potrebbero essere offerti, con una qualità superiore e a un costo inferiore, dal mercato.
Secondo. Come tutti i fornitori, anche lo Stato (la Federazione), salvo pochissime attività, non potrà agire in regime di monopolio. Infatti senza concorrenza i suoi servizi (istruzione o sistema pensionistico, per esempio} non potranno che continuare ad essere non sempre di buona qualità e insostenibilmente costosi, ecc. ecc.
Sette punti, per una profonda rivoluzione del Paese, che finalmente trasformi le diversità del nostro territorio in uno straordinario vantaggio competitivo nel mondo globalizzato: perché questo progetto si trasformi in una scelta culturale e successivamente in una più consapevole scelta politica abbiamo costituito l'"Associazione Giancarlo Pagliarini per la riforma federale". Poiché la riforma federale non è né di destra, né di sinistra, i soci fondatori hanno dichiarato che nessuno di essi, all'atto della costituzione dell'Associazione, risulta iscritto ad alcun partito (Articolo 6 dello Statuto)."""""
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