La perfetta Letizia 18

Gnocco? Bravo: tre punti! (Aprile 2005)

Ho letto che la vulcanica Letizia sta nuovamente meditando un concorso riservato per immettere in ruolo i precari. Ma, non capisce o fa finta di non capire?
          Come tutti sanno e come già dissi in passato, nella scuola i precari ci saranno sempre. Infatti, se in un ufficio un impiegato si ammala o un'impiegata va in maternità, si cerca di tirare avanti lo stesso, magari facendo i salti mortali.
          Nella scuola non è possibile: non si può lasciare una classe senza insegnante se non per pochi giorni. Si sa benissimo che le supplenze dei colleghi - anche quando sono possibili - non hanno mai l'organicità didattica del supplente ad hoc. Perciò, se non si vuole rovinare la classe, il supplente verrà nominato. Solo mia moglie era così attaccata alla sua classe che fece tutto il periodo di gravidanza senza astenersi; quando la scuola mandò il decreto di congedo per puerperio alla registrazione, la Corte dei Conti richiese il precedente decreto di congedo per gravidanza. Dovemmo inventare che il figlio era nato settimino.
          Eppure si era già nel 1969, quando le giovani donne (insegnanti e non) andavano in giro unendo i due pollici ed i due indici urlando che quella cosa se la gestivano da sole.
          Vista l'ineluttabilità del precariato, bisogna solo studiare il modo di gestirlo nel miglior modo possibile. Che non è quello delle immissioni in ruolo per anzianità acquisita.
          Speravo che quest'ultimo ministro, ispirato alla meritocrazia, abolisse i concorsi riservati, che bollano i partecipanti come dei (plurale di dio) minori. Pensavo che avrebbe bandito solo concorsi ordinari, per soli esami (se no sono una farsa). Poi, volendo, avrebbe riservato una parte dei posti a coloro che, anche se meno bravi degli altri, avessero comunque raggiunto la sufficienza, unita ad anni di servizio alle spalle. Contenti i genitori, contenti tutti; ma sarebbe stato notorio che non si sarebbe trattato dei più bravi.
          Negli incarichi, si fa già da sempre: ci sono i riservisti che, anche se meno bravi, hanno diritto al posto. Ma almeno si sa che sono meno bravi e che, in questo caso, non è il merito che conta.
          Sei aspirante capace ma normale? No, tu no!. Sei meno capace ma riservista (eufemismo)? Assunto!

          Quando verrà un ministro che smetterà di inseguire le spinte corporative e si deciderà alla più grande riforma della scuola: l'assunzione di insegnanti capaci e meritevoli? Ora, l'80% già lo sono, ma il discredito è gettato da quei pochi che lasciano a desiderare. Avevo il polso esatto della situazione negli anni di servizio, quando varie autorità, pressate perché sistemassero certe persone inconcludenti, venivano a dirmi: "Almeno, troviamogli un posto nella scuola"; come dire, lì ci possono andare tutti.
          Secondo me, i cosiddetti riservisti dovrebbero avere tutto il rispetto e tutte le agevolazioni possibili per la sede, l'orario, i congedi, eccetera, senza, però, mai far assurgere la causa della riserva a titolo culturale (non è definita così, ma, in pratica, lo è, perché serve a farli passare davanti ad altri dimostratisi più preparati). Oppure, la si smetta di parlare di meritocrazia e si dica che ai ministri poco importa della preparazione dei docenti. Quando si addiverrà ad un solo sistema di reclutamento, serio e uguale per tutti?
          Finora, si è ragionato così: ci sono dei precari che hanno sostenuto uno o più concorsi, senza mai vincerli e, in alcuni casi, senza nemmeno abilitarsi. Si veda La perfetta Letizia n. 3). Siccome, stando ai fatti, non sono in grado di entrare in ruolo col concorso ordinario, facciamogliene uno semplificato, con domandine facili facili, riservando loro la metà dei posti. E mandiamo la meritocrazia a chiedere l'elemosina all'angolo del Palazzo degli Esami, in via Induno, a Roma. (Perché ho citato tale palazzo? Perché è la sede degli esami per concorsi veri, dove il risultato scaturisce ESCLUSIVAMENTE da una serie di prove scritte - in tutti i miei concorsi erano almeno tre - a cui si aggiungono una mezza dozzina di materie orali. Il tutto senza punteggi aggiuntivi di alcun genere e senza la costruzione di graduatorie permanenti).
          Poi facciamo fifty-fifty coi vincitori di concorso ordinario.
          Conclusione: se i posti sono dieci, si prendono i primi cinque del concorso ordinario ed i primi cinque del riservato e si sistemano. Solo che, meritocraticamente, i due concorsi non sono paragonabili, senza contare che il primo del riservato potrebbe avere, comunque, meno punti del sesto dell'ordinario. Ma questo si cerca sempre di evitarlo, per non dare nell'occhio. Basta dosare i punteggi da attribuire per tutte quelle cose che nulla hanno a che vedere con la cultura e la preparazione.
          Un mio amico precario mi diceva, un giorno, di non sentirsi affatto inferiore ad un vincitore di concorso ordinario. Gli risposi che non aveva importanza come si sentisse lui, ma quale considerazione di lui avessero gli intenditori scolastici, dal momento che, sempre stando ai fatti, non aveva superato (o non si era classificato ai primi posti) un concorso ordinario. Gli chiesi, anche, se si sentisse SUPERIORE al vincitore del concorso ordinario escluso per far posto a lui. La risposta non fu chiara.

Nella foto: 1959 - Il prof. Preziosi (a sinistra), preside del Liceo Classico di Cuneo, ritira una coppa per la sua scuola.

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