(sonoro)
Il partito di Chiang Kai-Shek si chiama "Kuo-mingtang" (KMT), o "Partito Nazionalista"; quello di Mao, "Partito Comunista Cinese" (PCC). Durante i suoi primi 40 anni sull'isola di Taiwan, il KMT ha sempre ripetuto di essere il vero governo di tutta la Cina, temporaneamente in esilio.
La comunità internazionale era giustamente confusa. Fino agli anni '70 nessuno stato riconosceva Mao come capo di stato della Cina. L'Italia, su pressioni della sinistra, fu tra i primi a cambiare i rapporti diplomatici da Taipei a Pechino. Chi tra i lettori era ragazzo prima del 1970 ha quindi studiato alle elementari che la Cina si chiama "Repubblica di Cina"; chi l'ha studiata dopo, che si chiama "Repubblica Popolare di Cina". Non dipende quindi dall'ignoranza essere oggi un po' confusi, ma solo dall'anagrafe.
In seguito, dopo la famosa visita di Nixon a Mao nel 1972, anche gli Stati Uniti abbandonarono la loro ambasciata di Taipei, seguiti da tutti gli altri paesi occidentali. NeI 1979 il seggio "Cina" dell'ONU fu trasferito alla Cina comunista. Oggi ci sono solo 27 staterelli, tra cui il Vaticano, che riconoscono Taiwan come legittimo governo di tutta la Cina.
Fino aI 1987 a Taiwan c'era la legge marziale, i militari avevano il potere e chi parlava di indipendenza dell'isola, o anche solo parlava dialetto Taiwanese invece che Mandarino, rischiava pene severe, compresa la condanna a morte. Il 28 febbraio del 1947, i soldati del KMT avevano massacrato migliaia di Taiwanesi che volevano l'indipendenza dell'isola.
Poi, sul finire degli anni '80, arrivò alla presidenza della ROC, cioè, di Taiwan, un politico di nome Lee Tung-Huei, nato nell'isola e non nella Cina continentale, cresciuto ed educato in Giappone e con un forte interesse per gli Stati Uniti. Lee iniziò un processo di democratizzazione e multipartitismo (il "Time" lo ribattezzò "Mister Democracy"), abolì la legge marziale e il partito dei Taiwanesi, chiamato "Partito Progressista Democratico" cominciò a crescere. Un nuovo senso di identità maturò tra gli abitanti di Taiwan, il concetto di "nuovo popolo Taiwanese" si diffuse, nelle scuole si cominciò ad insegnare Taiwanese.
Tre anni fa, il 28 febbraio fu dichiarato festa nazionale.
L'economia fiorente diede coraggio ed entusiasmo agli abitanti dell'isola, che grazie alta propria potenza militare era, ed è, imprendibile dalla Cina Popolare; il 18 marzo 2000 il leader del Partito Progressista, e filo indipendentista, Chen Shue-Bien, veniva eletto Presidente.
Ma ecco il problema: l'isola di Taiwan è adesso democratica e il potere si perde o guadagna a colpi di voti e non per "mandato del cielo". Ma, per Pechino, questo è inaccettabile. Se la Cina perde "un pezzo", cioè, se Taiwan dichiara la propria indipendenza formale, i leader di Pechino perdono anch'essi il "mandato del cielo" ed è la fine del Partito Comunista.
Jiang Zeming, presidente della Cina Popolare, ha detto nel 2000: "Possiamo parlare con Chen Shue-Bien, ma a patto che accetti il principio che c'è una sola Cina". Chen Shue-Bien ha risposto: "Sono pronto a dialogare sul principio che c'è una sola Cina" (cioè, a metterlo in discussione). Il premier cinese Zhu Rong-Ji ha detto arrabbiato a un giornalista che gli chiedeva se erano pronti a trattare con mister Chen: "Tu non capisci la storia cinese!".
Nella foto: Padre Michele Ferrero parla della Cina dai microfoni di Radio Maria.
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