La perfetta Letizia 11

NON POSSO PIU' (Settembre 2004)

 

          Ho sempre criticato la perfetta Letizia per la gestione spicciola, mentre l'ho sempre difesa per la riforma. Era mia convinzione che l'idea prevalesse sulla pratica. Ora non più. Mentre rimango convinto che l'impianto riformistico, concettualmente, sia cosa buona, mi sto rendendo conto che la sua attuazione sfocia in qualcosa di deprecabile e insostenibile. Un esempio?
          Continua la vessazione contro gli insegnanti, impediti di trasferirsi, anche se i posti ci sono e sono liberi di fatto e di diritto. E' inconcepibile. Un insegnante, titolare di ruolo in provincia di Biella, da anni non può rientrare nella sua provincia d'origine (Cuneo) solo perchè c'è un confine provinciale di mezzo. E i posti, a Cuneo, rimangono scoperti e andranno a supplenza. E' un argomento già trattato (vedere La perfetta Letizia 1), ma che speravo superato dalla muliebre intelligenza ministeriale. Invece, no.
          Lo so che c'è una norma che stabilisce che per i trasferimenti interprovinciali non si possa superare una certa percentuale dei posti liberi. So anche da che deriva quella norma, che ha nulla a che vedere con la meritocrazia nè giova alla funzionalità scolastica. Mi chiedo - e chiedo alla Letizia e la Letizia se lo chieda - a chi giovi. Deve giovare a qualcuno che sia in posizione migliore del docente di ruolo, sennò c'è solo da pensar male (Andreotti docet).
          Fra l'altro, i costituzionalisti direbbero che c'è materia per contendere. Infatti, quando il docente di cui parlo diede il concorso, tale concorso era regionale; non potè scegliere Cuneo (dove il posto si sarebbe fatto l'anno dopo; ma lui avrebbe atteso), perchè il dilemma era: o Biella subito o cancellazione dalla graduatoria dei vincitori. Le nomine avvennero su base strettamente regionale. Poi, passata la festa, d'improvviso, gli si disse: abbiamo scherzato, non era vero niente, il tuo ruolo è provinciale e tu sei a Biella.
          Altro esempio?
          Sempre lo stesso vincitore di concorso ordinario (cioè, quello difficile, aperto a tutti), classificatosi fra i primi e finito a Biella per il discorso sopraddetto, vede la sede di Cuneo liberissima ed assegnata ad insegnante di scuola materna, la quale è, sì, abilitata, ma non si è classificata ai primi posti utili per la nomina in ruolo. La docente ha tutto il diritto di ottenere il posto, perchè così dicono le ordinanze ministeriali, ma l'interesse della Scuola dov'è finito?.
          La perfetta Letizia fa elemosina o fa - come dovrebbe fare - l'interesse della scuola?
          De minimis non curat praetor, dicevano i legulei dell'antica Roma. Ma, per curare le cose minime, si affidavano a judices selecti, gente che se ne intendeva.
          Ora, la perfetta Letizia sta dimostrando l'arroganza di persona che sa di essere ricca e potente e finisce col rovinare un progetto riformistico degno di considerazione. Sarà il troppo lavoro, sarà la non assuefazione ai problemi di gestione scolastica, sarà il sentirsi protetta da politici che la fanno lavorare mentre essi si occupano di beghe partitiche, sarà che si è circondata, al centro e in periferia, - ma, se così fosse, sarebbe solo colpa sua - di funzionari che non la capiscono o che, semplicemente, non capiscono o che, pur capendo benissimo (è la mia ipotesi preferita), per quieto vivere sottostanno a pressioni di lobbies varie? La prova del nove si avrà rileggendo La perfetta Letizia 2 e controllando, in ogni Direzione Generale a Roma, in ogni capoluogo di Regione e, soprattutto, in ogni ex Provveditorato, se le cose vanno meglio di qualche anno fa. Per ora, la conclusione è il protervo ministerial mantenimento di norme berlingueriane che frustrano soltanto i docenti migliori. Populismo spicciolo, che serve per il consenso di certe organizzazioni. E i ragazzi? Veramente, non votano, direbbe il capo della Letizia...
          Speravo che, almeno quest'anno, sarebbe intervenuta. Così non è stato. Non posso più difenderla, qualunque cosa faccia. Ormai, credo che, se se ne andasse, la Scuola non piangerebbe. Ma lo dico con disagio, perchè il suo operato, come idea di fondo, non è male. Si renda finalmente conto che le buone intenzioni non bastano: di esse sono lastricate le vie dell'Inferno, mi diceva il mio parroco, quando andavo al catechismo.
          Mi auguro che qualuno si prenda la briga - non saprei come - di far giungere queste note all'occhio del Ministro e di qualche membro serio della Commissione che si occupa dell'Istruzione.
          Se nulla cambia - e subito - non rimane ai docenti migliori che fare appello alla devolution leghista, anche se, per altri aspetti, fa venire i brividi.

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