La perfetta Letizia 21

PERCORSI (Ottobre 2005)

Nei miei ozi senili, aiuto due vicini di casa a fare i compiti: Norberto, di 2^ media e Martina di 3^ media.
          Mi sto sempre più convincendo che è impossibile seguire due percorsi simili, come si vorrebbe da chi combatte la riforma Moratti. Sarebbe frustrante e disumano.
          Norberto, 12 anni, da anni legge almeno un libro alla settimana, s’interessa di tutte le materie e prende gusto alla conoscenza.
          Martina, 14 anni - perché, per motivi di salute, dovette ripetere la prima elementare - non ha mai letto un libro in vita sua, né un giornale e, se ho ben intuito, nemmeno i libri di testo. Al massimo, se li fa raccontare.
          Nelle vacanze, le hanno dato da leggere Robin Hood, ridotto per bambini in 48 paginette. Non ce l’ha fatta. Con me, ne lesse due pagine stentatamente, poi, candidamente, mi confessò: "Non ho capito niente". Doveva farne il riassunto e non seppe fare altro che copiare la trama (12 righe) riportata nel risvolto.
          Ora, di fronte a due casi così emblematici, mi chiedo se sia umano costringerli a scuole simili, rimandando nel tempo e nei loro anni la scelta fra uno studio concettuale ed un apprendimento pratico. Il sogno di Norberto è l’Università (poveretto, s'illude sulla qualità di quelle italiane...); quello di Martina è fare la commessa in un negozio di pettinatrice. Le forze in campo sono quelle che sono, fornite da madre natura in quantità e qualità diverse.
          Di fronte ad una ragazzina gentile, perbene, che s’impegna, che si stanca subito, che impara il teorema di Pitagora a memoria per compiacere l’insegnante, ma che non è mai riuscita a capirne il significato né ad applicarlo ad almeno un problema di geometria, che fare? Perché non istradarla verso qualcosa di pratico, in cui l’aspetto culturale non sia soprattutto libresco?
          Al contrario di Norberto, che va sfruttato, nell’interesse suo e della società, per le sue capacità intellettuali.
          Allora, prima di buttare a mare la riforma Moratti (così dicono di voler fare i prossimi probabili vincitori), pensiamoci bene. Più la studio e più mi accorgo che ha motivazioni di base validissime, utili per gli studenti tutti, per i deboli e per i forti; mira a dare a ciascuno il suo, sfruttando al massimo le capacità di ognuno. Mio cognato, ex funzionario della CGIL, lettore di Rinascita e di Liberazione, si scaglia sempre contro la Moratti perché ipotizza percorsi diversi per difficoltà e, ovviamente, diversi nel risultato. E urla e sbraita. Io lo contesto debolmente, dicendo che, se il risultato deve essere quello di sviluppare al massimo le capacità di ognuno, la diversificazione s’impone. Se, invece, come sostiene, il risultato deve essere un certificato uguale per tutti, slegato da una profondità di preparazione, allora hanno ragione i detrattori della riforma.
          Ma, poi, non lamentiamoci se abbiamo uno dei più bassi tassi di brevetti d’invenzione, se abbiamo pochi premi Nobel (non conto quelli che hanno studiato o lavorato all’estero), se ci dissanguiamo per importare tecnologia ed energia.
          Mi fanno paura le menti legate solo al passato, alle quali ogni cambiamento crea panico. Forse perché a me piaceva la novità, il mestiere nuovo, dove mi trovavo sempre benissimo, come mi trovavo benissimo in quello che lasciavo. Sono stato, sempre per libera scelta, dipendente di ente privato, dipendente comunale, dipendente del Ministero del Lavoro, dipendente dell’I.N.A.M., dipendente del Ministero di Grazia e Giustizia, dipendente del Ministero della Pubblica Istruzione. Ricordo con nostalgia ed affetto ognuno di quei posti, ma senza rimpianti. Ora, ad esempio, il passaggio da dipendente statale a dipendente regionale (ma non è previsto dalla riforma) mi entusiasmerebbe proprio per la novità.
          Alla Moratti continuo ad imputare soltanto una gestione infame di alcuni aspetti burocratici, ereditati e mai corretti. Si vedano gli articoli La perfetta Letizia 1, Sadismo puro, Non posso più, Ridolini, Pensiero stupendo e Quale logica?
          Per il resto, vedo con interesse che i settori più accorti dei futuri presunti vincitori cominciano coi distinguo: della riforma, questo non va buttato, quest’altro va tenuto, eccetera.
          Eppoi, si è mai visto un Ministro dell’Istruzione non contestato? Mai. Persino mio padre, modestissimo e moderatissimo insegnante, cinquant’anni fa, per nominare l’allora Ministro, non diceva Gava, ma gaviurnu. Fatevi spiegare il significato del termine langarolo.

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