DECOLONIZZAZIONE (Novembre 2004)

Dottor Mieli (o chi per lui in redazione),
        (Lettera al Corriere della Sera, non pubblicata, naturalmente)

Ho terminato la lettura di "La dittatura anticattolica" di Antonio Socci, libro che mi ha aperto gli occhi.
        Ho imparato che il Risorgimento non fu altro che un'impresa coloniale dei Savoia, come l'Eritrea; che, all'epoca, l'analfabetismo era più diffuso al Nord che al Sud; che alla corte sabauda si parlava francese (a corte, può darsi; ma mia bisnonna, classe 1833, e mio bisnonno, classe 1822, non sapevano una parola di francese ed erano piemontesi da sempre); che i colonizzatori piemontesi annientarono lo sviluppo del Sud, a quel momento più florido che al Nord; che erano odiati da tutti i sudditi di Francesco II di Borbone, fatta eccezione per alcuni framassoni voltagabbana; che trattarono le colonie (il Sud) in modo indegno di un governo civile; che solo col tradimento mille (1089 per la precisione) straccioni in camicia rossa sbaragliarono un esercito organizzato e la flotta più potente fra i vari stati della penisola; che la "razza padrona" piemontese conquistò manu militari la "Colonia Meridionale" e la trattò come tale. Tra virgolette le espressioni di Socci che, intelligentemente, si chiede: "Come avremmo reagito o reagiremmo se uno degli Stati europei, per esempio la Francia, o la Germania, avesse deciso o decidesse di conquistare militarmente gli altri Stati europei, chiamando tale conquista 'unificazione europea'"? E, acutamente, paragona l'impresa sabauda a quella napoleonica e a quella hitleriana.

Come piemontese, mi sento in colpa e capisco che occorra fare urgentemente qualcosa. Negli ultimi sessant'anni, la decolonizzazione è stata applicata da tutti gli stati reputati democratici: che cos'aspetta l'Italia?
        Vorrei che il Governo liberasse noi piemontesi da tale senso di colpa, provvedendo a un'immediata opera di decolonizzazione, ridando - subito, senza condizioni e con tutte le scuse possibili, anche chiedendo perdono - l'indipendenza almeno al Regno delle Due Sicilie.
        Non parlo dello Stato Pontificio, perchè ho il dubbio che il Papa non smanî per fare il Governatore del Lazio e delle altre sue ex regioni.

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